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Ormai quasi tutti noi fotografi di matrimonio quando parliamo del nostro servizio fotografico facciamo riferimento al “Reportage” di Matrimonio. Ma cosa significa?

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E’ un termine quasi abusato, utilizzato da molti fotografi solo per una questione di marketing e adattamento alle usanze.

In realtà “Reportage” dovrebbe significare uno stile fotografico ben preciso. Se tu ti stai per sposare non puoi sottovalutare l’importanza del significato di questo stile, sia perché andrà a incidere sul tuo servizio fotografico e sia perché ti aiuterà a capire se il fotografo che stai scegliendo è veramente un “Reportagista”.

Fino a diversi anni fa, per i servizi fotografici di matrimonio si utilizzava uno stile molto più classico e posato rispetto alle usanze attuali. Così facendo però il rischio era che tutte le coppie di sposi avessero le solite fotografie con le solite pose di tutti gli altri.

Negli ultimi anni invece i fotografi di matrimoni si sono sempre più specializzati nello stile Reportage, ossia uno stile fotogiornalistico e documentaristico. Ma all’atto pratico come funziona?

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Prima di tutto il Reportage è uno stile ed un approccio fotografico che riguarda la fase di scatto, perciò nulla ha a che vedere con la postproduzione. Mentre una volta gli sposi venivano guidati e messi continuamente in posa sia durante le fasi di preparazione e sia durante la sessione di ritratto dopo la Cerimonia, adesso con il Reportage si predilige un approccio praticamente opposto: addio alle pose e alla gestione delle azioni che gli sposi devono compiere durante il servizio fotografico. Completa libertà a tutto ciò che deve accadere. Il fotografo di Reportage è una figura poco invadente, che agisce quasi di nascosto, pronto a catturare i momenti semplicemente per come accadono, con naturalezza e spontaneità.

Il fotografo in questo caso non guida gli sposi in quello che devono o non devono fare, ma semplicemente riprende ogni momento per come avviene. Così facendo succede che ogni servizio fotografico è molto diverso tra uno e l’altro, proprio perché il fotografo non obbliga gli sposi in pose o in azioni tutte uguali per ogni servizio, ma lascia che gli sposi e gli invitati compino le loro azioni, tra sorrisi, abbracci, momenti di divertimento e di commozione.

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Cosa ne penso io e qual è il mio approccio? Ci sono fotografi che proprio non dicono niente agli sposi, nemmeno nella fase di ritratto dopo la Cerimonia, dove vengono “abbandonati” completamente alla loro spontaneità. Io non sono d’accordo con questo tipo di approccio. Un Reportage estremo rischia di tralasciare alcune fasi importanti e di lasciare talmente tanta libertà agli sposi che rischiano di sentirsi a disagio senza una guida e senza sapere cosa fare in alcuni casi. Io utilizzo uno stile Reportage, ma moderato, nel senso che quando serve entro in scena per guidare ed aiutare gli sposi in quello che devono fare, soprattutto nei ritratti in esterna postcerimoniali dove la coppia ha bisogno di essere guidata nelle pose, almeno un minimo, per “costruire” degli scatti di maggiore impatto visivo.

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